Egr. On. Massimo Bray
Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo
Egr. On. Maurizio Lupi
Ministro Infrastrutture e Trasporti
Egr. On. Andrea Orlando
Ministro dell’Ambiente
Oggetto: Lettera cicloturisti tedeschi “Rad-UN-freundliches Italien? Italia nemica della bicicletta?”
Milano, 4 novembre 2013
Gentili Ministri,
L’ENIT, Ente nazionale per il turismo, sede di Francoforte ha ricevuto nei mesi scorsi la lettera che potete leggere più sotto (e che forse vi è già stata recapitata perché così era richiesto nella missiva).
Vogliamo cogliere l’occasione di questa lettera per discutere con voi di economia e rilancio del turismo in Italia.
Alcuni pochissimi dati per introdurre il ragionamento:
dalla Germania
- 4,9 milioni di tedeschi hanno effettuato nel 2009 una vacanza in bici dormendo fuori almeno una notte,
- la ciclopista dell'Elba (Germania) è stata percorsa nel 2010 da 155.000 ciclisti,
- la durata media del viaggio è di 9 giorni e la spesa media dei cicloturisti in quel tratto è di 66€/giorno a persona; gli stranieri sulla ciclopista in due anni sono raddoppiati, dal 4,6 del 2008 all'8,9 % del 2010,
- la ciclopista del Danubio ha fatto fatturare all’Austria 71,8 milioni di euro nel 2010
dall’Italia:
- Consorzio degli Italy Bike Hotels: 1.500.000 presenze cicloturistiche sul territorio nazionale nella stagione 2012 di 300.000 nella sola Emilia-Romagna;
- le 4 più importanti ciclovie della provincia di Trento da sole hanno avuto ricadute economiche di oltre 80 milioni di euro nel 2009
- ogni euro investito in ciclabilità ha un ritorno medio di 4-5 euro.
Basterebbero queste performance per capire che c’è una risorsa – quella del cicloturismo – che è un elemento strategico per la crescita e lo sviluppo economico della nostra nazione; una risorsa straordinaria per il nostro turismo che soffre di una contrazione di mercato incomprensibile se si pensa alla bellezza e ricchezza del nostro territorio che nulla ha da invidiare ad altri paesi europei.
Il settore del cicloturismo, però, soffre più di altri di alcune carenze che ben sono evidenziate nella lettera dei turisti tedeschi: migliaia di noi italiani che da tempo praticano questa forma di turismo avrebbero potuto scrivere le stesse cose e se non lo si fa è perché, alla fine, molto italianamente ci si arrangia, cosa che non sono disposti a fare turisti come i tedeschi che hanno scritto perché abituati a ben altri standard di ciclabilità.
Sappiamo che sono milioni i cittadini europei dalla Germania, Austria, Svizzera, Olanda (solo per citare alcune nazioni più ciclisticamente avanzate) che amano l’Italia e la visiterebbero volentieri in bicicletta, perché per loro il cicloturismo è pratica ampiamente diffusa. Pensiamo davvero di rinunciare a questa quota crescente di mercato?
Immaginiamo di no, ma non basta dichiararlo: il cicloturismo ha bisogno di risorse, per altro di gran lunga minori rispetto ad altri investimenti, ha necessità di un marketing territoriale adeguato e di poche ma indispensabili realizzazioni infrastrutturali oltre ad un adeguato trasporto ferroviario capace di accogliere clienti in bicicletta.